lunedì 27 gennaio 2025

I dazi di Trump (Atto Secondo)

Continuiamo il discorso che abbiamo iniziato qui passando ora al secondo punto di vista, quello americano. Quello del deficit commerciale continuo e persistente di cui vi mostro subito una diapositiva:


Grafico 1


Dal 1999 (almeno) gli Stati Uniti sono in costante deficit commerciale, cioè sistematicamente importano molto più di quanto esportano. E questo costituisce senza dubbio un tema di politica economica. Quello che tuttavia consegue logicamente dalla diapositiva 1 è che tutti i provvedimenti legati ai dazi sulle importazioni che sono stati deliberati dai governi americani negli ultimi 26 anni (ne abbiamo citati alcuni qui) non hanno sortito alcun reale effetto di miglioramento del saldo delle partite correnti, e quindi non sono stati in grado di correggere lo squilibrio che gli Stati Uniti registrano verso l'estero. Il fatto che un provvedimento non sia stato efficace e non abbia nei fatti funzionato potrebbe essere già un buon motivo per evitare di reintrodurlo, ma si sa, Donald ha la testa dura (e la chioma bionda, che per taluni non è sintomo di particolare intelligenza, ma so' stereotipi...).

Che i dazi non funzionano e non funzioneranno per correggere lo squilibrio verso l'estero ormai ventennale degli Stati Uniti non ve lo dico io, ve lo dice Blanchard qui e Krugman qui. E tra l'altro sul fatto che non possano funzionare c'è particolare accordo tra gli economisti (il che è un qualcosa di estremamente raro) siano essi ortodossi siano essi eterodossi. 

Quello che voglio aggiungere io è legato ad un fenomeno che ormai si sta verificando in maniera decisa da anni: il continuo apprezzamento del dollaro verso le altre divise del mondo. Per mostrarvi questo utilizzo il tasso di cambio effettivo reale (che viene calcolato come una media ponderata dei tassi di cambio bilaterali, aggiustati per i prezzi al consumo) che è sostanzialmente una misura del valore di una valuta (in questo caso il dollaro) rispetto ad un paniere di altre valute (le principali altre valute del mondo).

(in questo caso quando il cambio si muove verso l'alto si registra un apprezzamento del dollaro rispetto alle altre valute del mondo)



Grafico 2 


Come potete vedere dal 2012 il dollaro si apprezza costantemente. Questo significa, come la teoria macroeconomica insegna, che le merci statunitensi saranno sempre meno competitive sul mercato globale (dunque le esportazioni statunitensi tenderanno a ridursi) e simmetricamente i cittadini americani troveranno sempre più conveniente l'importazione di merci estere (dunque le importazioni tenderanno ad aumentare), implicando un peggioramento ulteriore del deficit commerciale. 

In questo caso non c'è un ca.... (ehm) dazio che tenga! 

Date queste condizioni di cambio che abbiamo illustrato nel grafico 2 non vi è alcuna possibilità di miglioramento significativo del saldo delle partite correnti e nessuna politica daziaria potrà portare a questo risultato. L'unica via realmente percorribile, se si vuole davvero correggere lo squilibrio che abbiamo registrato al grafico 1, è fermare l'apprezzamento del dollaro ed indurne una svalutazione.

Ma in realtà, come le ultime ore ci stanno mostrando, Trump non ha alcun interesse a correggere lo squilibrio commerciale verso l’estero degli Stati Uniti e soprattutto non considera i dazi come strumenti di politica economica da utilizzare in questo senso. Per il biondo i dazi sono esclusivamente uno strumento punitivo e coercitivo come dimostra il caso Colombia. 




In questo caso ogni analisi di natura economica è totalmente superflua....



(ci risentiamo....magari ancora sui dazi....)

Nessun commento:

Posta un commento

I numeri della Striscia di Gaza dal 7 ottobre ad oggi

I dati relativi alle vittime e ai feriti nella Striscia di Gaza sono forniti su questo database dal Ministero della Salute di Gaza. Il data...